Due delfini sono stati ritrovati in condizioni critiche in una piccola piscina priva delle minime condizioni igienico-sanitarie, all’interno dell’ex acquario Dolphinaris Barceló di Quintana Roo, in Messico, recentemente chiuso dalle autorità per maltrattamento animale e attività irregolari.
Il centro marino, situato all’interno di un complesso turistico nella rinomata Riviera Maya, è stato ufficialmente chiuso dopo che ispezioni delle autorità ambientali hanno confermato gravi violazioni, tra cui la mancanza di permessi e condizioni inadeguate per la detenzione degli animali marini.
Le indagini sono partite a seguito di denunce da parte di organizzazioni ambientaliste e turisti, che segnalavano comportamenti anomali nei cetacei e l’apparente abbandono delle strutture. Gli accertamenti hanno rivelato che l’acquario operava in modo irregolare, senza la documentazione necessaria prevista dalla legge messicana in materia di fauna selvatica e biodiversità.
Dopo la chiusura dell’impianto, due delfini sono stati lasciati in una piscina sporca, di dimensioni estremamente ridotte, priva di sistemi di filtraggio e con acque stagnanti, mettendo in grave pericolo la loro salute. Le condizioni in cui sono stati trovati gli animali sono state definite “preoccupanti” dai biologi intervenuti.
Gli esperti sottolineano che questi mammiferi marini necessitano di spazi ampi, stimolazione cognitiva e assistenza veterinaria specializzata. La permanenza forzata in un ambiente ristretto può causare stress cronico, malattie della pelle, problemi respiratori e persino la morte prematura.
A seguito della denuncia pubblica, autorità ambientali messicane come la PROFEPA (Procuraduría Federal de Protección al Ambiente) hanno avviato un’operazione per il recupero e il trasferimento dei delfini, al fine di garantire loro un ambiente idoneo alla riabilitazione.
Diversi gruppi ambientalisti, tra cui Dolphin Project e Animal Heroes, stanno monitorando la situazione e chiedono l’intervento urgente di strutture specializzate per il trasferimento dei cetacei in santuari marini. Alcune organizzazioni hanno anche lanciato petizioni internazionali per fermare definitivamente l’uso commerciale dei delfini in parchi acquatici e strutture turistiche.
Il caso del Dolphinaris Barceló riporta l’attenzione su un problema globale: lo sfruttamento dei delfini e di altri animali marini a fini turistici. In molti paesi, i delfinari e gli acquari vengono promossi come attrazioni educative, ma spesso nascondono condizioni di vita inadeguate e gravi violazioni del benessere animale.
Esperti internazionali e organizzazioni per la tutela degli animali chiedono con sempre maggiore insistenza la fine dei programmi di intrattenimento con delfini, promuovendo al loro posto forme di turismo sostenibile e rispettoso della fauna selvatica.
In risposta all’indignazione globale, si stanno intensificando le pressioni per il trasferimento dei delfini abbandonati in santuari marini. Si tratta di ambienti naturali controllati dove gli animali, pur non potendo essere reintrodotti in mare aperto, possono vivere in condizioni dignitose e ricevere le cure necessarie.
Questa pratica, già avviata con successo in altri casi simili, rappresenta una delle alternative più etiche all’attuale modello di cattività in vasche.
Gli esperti invitano i turisti a scegliere forme di turismo responsabile, evitando di visitare strutture che sfruttano animali selvatici per scopi ludici. Sostenere progetti di conservazione e visitare santuari certificati può contribuire alla protezione delle specie marine e alla salvaguardia della biodiversità.
Il caso dei due delfini abbandonati nel centro chiuso di Dolphinaris Barceló solleva importanti interrogativi sull’etica del turismo e sulla necessità di regolamentazioni più severe per la protezione degli animali marini in cattività. Mentre le indagini proseguono, cresce la richiesta da parte dell’opinione pubblica per un cambiamento radicale nel trattamento di queste creature intelligenti e sociali.
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