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Il “Canada italiano” esiste davvero: un paradiso ultraterreno dove la natura esplode in tutta la sua bellezza

Parco Nazionale della SilaParco Nazionale della Sila (Fonte FB@Parco Nazionale della Sila - travelfriend.it

Nel cuore della Calabria, tra le province di Cosenza, Catanzaro e Crotone, si estende un territorio che non assomiglia a nessun altro nel Sud Italia: l’altopiano della Sila. Con i suoi 150.000 ettari di patrimonio naturale, oggi tutelati dal Parco Nazionale, questa vasta area rappresenta un polmone verde dalle caratteristiche uniche, ricchissimo di biodiversità, storia e paesaggi che sembrano sospesi tra nord e sud, tra tradizione contadina e modernità turistica.

Istituito tra i primi cinque parchi nazionali d’Italia, il Parco Nazionale della Sila è anche il più antico della regione. Nonostante la sua estensione e la fama che l’accompagna, riesce ancora a conservare quel fascino selvaggio e autentico, fatto di foreste fitte, specchi d’acqua silenziosi e borghi arroccati dove si parla piano e si mangia bene. Ogni stagione porta con sé una ragione per visitarlo: l’autunno con i colori del foliage, l’estate con i laghi e i sentieri freschi, l’inverno con la neve e le piste da sci, la primavera con i profumi di sottobosco.

Tra borghi silani e paesaggi che cambiano volto

Chi entra in Sila dal versante di Acri, considerata la porta d’accesso occidentale, si trova subito immerso in un’atmosfera sospesa. Le rovine del castello feudale, i palazzi storici come Sanseverino-Falcone e Julia, la grande biblioteca, la basilica del Beato Angelo: tutto racconta un passato ancora vivo, intrecciato con la quiete montana.

Proseguendo verso l’interno si arriva a San Giovanni in Fiore, il centro più popoloso dell’altopiano, famoso per l’Abbazia Florense, uno dei simboli spirituali della Calabria. Intorno, paesaggi morbidi di conifere e boschi scuri, punteggiati da case in pietra e campanili.

Parco Nazionale della Sila

Tra borghi silani e paesaggi che cambiano volto (Fonte FB@Parco Nazionale della Sila – travelfriend.it

Ma è addentrandosi nella parte più interna del Parco che si scoprono gioielli inattesi come Castelsilano, terra di sorgenti e grotte speleologiche come la Grave Grubbo, o i ruderi medievali di Acerenthia, testimonianze di un tempo antico che la natura ha ripreso con discrezione. Ogni borgo ha un volto e una storia diversa, ma tutti condividono una bellezza non gridata, fatta di panorami silenziosi e accoglienza sincera.

La Sila è anche lago. Ampollino, Arvo e Cecita sono nomi che evocano pace, ma anche attività sportive. Nelle stagioni più miti si possono praticare canoa, pesca, pedalò, oppure partire per trekking lungo i percorsi che attraversano le foreste del Parco. Durante le passeggiate non è raro imbattersi in cervi, volpi, lupi, oppure scrutare i cieli alla ricerca di rapaci: nibbio reale, gufo reale e biancone sono tra le presenze più osservate dai praticanti di birdwatching.

Sport, sapori e boschi giganti: la Sila come esperienza totale

Nonostante la vocazione tranquilla, la Sila è anche terra di attività sportive. Camigliatello, Lorica e Ciricilla offrono impianti sciistici, piste per bob, sci di fondo, slittino. In estate, quegli stessi impianti si trasformano in sentieri escursionistici, percorsi per mountain bike e tracciati da percorrere a cavallo.

A Villaggio Palumbo, una delle località più vivaci, la pista da bob funziona anche in estate, mentre Villaggio Mancuso e le altre aree turistiche accolgono visitatori con infrastrutture ricettive immerse nei boschi, perfette per chi cerca pace e aria pulita.

Poi c’è la gastronomia, che qui è un fatto identitario. La “mpanata”, una zuppa montana di ricotta e pane duro, è il piatto simbolo di una cucina povera ma intensa, ancora legata al ritmo delle stagioni. Il formaggio silano, i funghi porcini, le castagne, i frutti di bosco raccolti nei sentieri: tutto parla di una terra autentica, che ha saputo conservare la memoria anche a tavola.

Ma forse l’immagine più potente della Sila è quella della Foresta dei giganti, dove pini larici, faggi e abeti bianchi creano un paesaggio che ha poco da invidiare alle Alpi. Qui il silenzio è pieno, e la natura si mostra nella sua forma più maestosa. Si cammina lentamente, si ascolta il vento tra le fronde, si guarda in alto.

Chi arriva qui, in genere torna. E chi non ci è mai stato, difficilmente immagina che in Calabria esista un luogo così.

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